20 anni del miglior adattamento di Stephen King che abbia mai scritto
Calfred (Frailty, 2001) è emerso in un’era di cambiamento per il cinema horror, uno strano periodo in cui ha cambiato la concezione di come dovrebbe essere un film in studio, Nel bel mezzo della sbornia del successo di ‘Scream, Watch Who Shouts’ (2001). Un periodo in cui, poco a poco, il grande schermo lasciava il posto a progetti lontani dal giovanile frustatore, dopo cinque anni di locandine con foto di protagonisti fuori dalla televisione messe in ordine di popolarità.
Il cinema horror indipendente degli anni ’90 non aveva nulla a che fare con quello che è ora. C’era una separazione quasi ermetica tra produzioni per il video club o prodotti televisivi e studio, con un’entità e un budget più grandi, ma alcune produzioni urbane stavano aprendo spazi per quello che sarebbe poi diventato mumblegore e festival di cinema. Ecco perché, di tanto in tanto, il cinema ha aperto le sue porte a produzioni ibride che vivevano a cavallo tra due mondi.
Uno dei produttori che ha reso possibile questo cambiamento è stata la Lionsgate Films, che a soli quattro anni aveva già sentito l’odore di distribuire cose come ‘Blair’s Witch Project’ (1999) o ‘American Psycho’ (2000) e con ‘Calfred’ riuscì per portare sul grande schermo quello che oggi potrebbe essere inviato direttamente a qualche piattaforma, come abbiamo fatto noi un piccolo film horror di tre personaggi con valori di produzione modesti che all’epoca gli assicurò un tour dei festival prima della sua silenziosa anteprima commerciale.
Più re che re
Senza raggiungere un botteghino prodigioso, è riuscito ad avere un ottimo passaparola, raccogliendo alcuni dei più grandi consensi di critica quest’anno, Forse in parte perché non era meno curioso che si fosse presentato al mondo come il debutto alla regia di Bill Paxton, un attore amato noto per i suoi ruoli nel genere in commedie come ‘Aliens: The Return’ (1986), e ‘Night Travellers’ (Near Dark (1987) o forse perché non assomigliava a quello che veniva rilasciato all’epoca, in cui appariva un ‘Jeepers Creepers’ (2001) piuttosto che un ‘Sessione 9«(2001).
All’epoca, la storia del film era piuttosto originale. Un uomo entra negli uffici dell’FBI a Dallas, e dice ad un agente che suo fratello è il ricercato “assassino della mano di Dio” raccontandogli la sua storia dal 1979, quando suo padre se ne andò. Si avvicinò a lui e al fratello una notte e annunciò loro che lui credeva che Dio gli aveva dato la missione di uccidere i demoni, Demoni che si atteggiano a umani. Ciò si traduce in una situazione di terribile ambiguità in cui i due bambini guardano come il padre è impazzito… o no.

Non è facile inscatolare il film. Potrebbe stare all’interno della scivolosa etichetta gotica americana, E i suoi temi di fanatismo religioso nella Bibbia danno uno sguardo fantastico a ‘sangue saggio‘(Wise Blood, 1979) di John Huston, con un episodio un po’ perduto della serie degli anni ’90 Millennium’ e la storia raggiungimento della maggiore età rurale che potrebbe benissimo essere stato firmato da Stephen King, in quanto sembra in realtà un’incarnazione di molti dei suoi temi portati al cinema senza che ci sia ancora un ‘1922’ (2018) anche se sì ‘Carrie’ (1976), ‘Misery’ ( 1990) o, soprattutto, ‘The Shining’ (The Shining, 1980).
Suggerimento o mandato divino
Potrebbe effettivamente essere come una di quelle storie della serie “Castle Rock” in cui vengono create storie che lo stesso scrittore avrebbe potuto sviluppare. Appartiene anche a questa stirpe di film horror in cui il miracoloso è espresso in termini molto ambigui se è reale o delirante, con l’affascinante possibilità di una terribile visione religiosa del mondo o il potere della suggestione che fa il suo lavoro in menti sensibili al potere alienante della religione stessa. In entrambi i casi funzionano alla grande e sono altrettanto terrificanti.

La regia di Bill Paxton non è affatto eccezionale, ma nella sua moderazione riesce a sviluppare la storia con la solidità senza tempo di un classico e fa brillare un manubrio spiritoso e semplice con un fascino concettuale compulsivo che raggiunge questo tocco alieno che fa sì che “Calfred” sia considerato, a A 20 anni dalla sua uscita, un film cult molto apprezzato e spesso riscoperto. Un padre vedovo che uccide persone per mandato divino e un figlio che rifiuta l’idea di Dio non si vedevano tutti i giorni ai tempi di “So cosa hai fatto l’estate scorsa” (1998).
Demoni e visioni divine vengono presentati come deliri in maniera tempestiva, riuscendo a costruire uno spazio mentale per il suo protagonista molto inquietante nella sua rappresentazione discreta, Paxton evita i cliché del genere, quasi senza usare il sangue, dando peso al nucleo drammatico del paterno -lotta filiale, con crescenti scene di angoscia, come cresce la spirale della follia e il padre viene a chiudere i suoi figli in attesa di una visione di Dio che si nutre di un’interpretazione quotidiana e razionale dello stesso Paxton.
Una gemma nascosta del terrore del 21° secolo
La sua struttura narrativa orale ha un confortante parallelismo, Ed è nientemeno che Matthew McConaughey, un futuro grande personaggio nel mondo di King, che sta raccontando la storia, che riesce a creare un ulteriore elemento di suspense ed enigma intorno a lui, poiché sospettiamo che ci sia qualcosa dietro questa confessione . La conclusione è molto soddisfacente e riesce a fare un grande uso delle risorse schematiche dei suoi flashback per portarlo ad un altro livello e lasciandoti desiderare di vedere di più di questa cosmogonia creata.

Sfortunatamente, Bill Paxton ha diretto ancora una volta, ma non avrebbe nulla a che fare con il cinema horror. Una breve carriera dietro la macchina da presa che lo lega all’attore Charles Laughton, l’unico film come regista, il grande ‘La notte del cacciatore’ (1955) ha anche alcuni punti in comune con questo, principalmente dal ambiente rurale e i suoi temi religiosi visti dal punto di vista dei bambini fratelli.
Senza raggiungere la categoria del classico, “Chill” è un film che riesce a trascendere il suo status di serie B di studio indipendente perché era strano all’epoca come lo è ora con la prospettiva. Una storia efficace con un terrore che oscilla tra la paura dei nostri parenti e le fantastiche possibilità cinematografiche di Tourneur, All’interno dei luoghi della strana letteratura di Bloch, Matheson o King, una gemma nascosta del genere che resiste a scomparire 20 anni dopo la sua uscita, influenzando persino un ritorno a opere così importanti come ‘Take Shelter’ (2011).
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